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Perché il 2015 sarà (molto probabilmente) un altro anno con temperature record

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Alcune quantità di interesse climatico hanno un andamento sufficientemente regolare, tale che ogni anno viene battuto il record. L’esempio più ovvio è la concentrazione di CO2 atmosferica che, almeno da quando sono iniziate le misure sistematiche a Mauna Loa, aumenta anno dopo anno. In alcuni mesi o anni si superano delle soglie che fanno notizia (ad esempio i 400 ppm come media globale, superata nel marzo 2015), ma ogni mese e anno è in realtà si stabilisce un nuovo record, le concentrazioni di CO2 sono superiori a quelle dell’anno precedente. Sono, come scritto in un altro post, record banali.

Non è così per la temperatura, influenzata da una variabilità interannuale di gran lunga superiore al trend. La variabilità è dovuta principalmente al fenomeno El Nino (ENSO), alle piccole variazioni della radiazione solare e alle eruzioni vulcaniche. Il trend dalle emissioni di gas serra dalla attività umane.
Il 2014 si è chiuso con il record storico delle temperature globali, quattro anni dopo il precedente nel 2010, a sua volta cinque anni prima del precedente. Negli ultimi 40 anni si sono avuti nove record, in media uno ogni circa quattro anni e mezzo, e solo due volte è stato battuto in due anni consecutivi (’80-’81 e ’97-’98).
Ovviamente non abbiamo modo di sapere quando il prossimo record verrà battuto. Se volessimo affidarci solo alla statistica potremmo ipotizzare che sarà nel 2018 o nel 2019, ma sarebbe una semplificazione eccessiva. Infatti, i record sono dovuti all’azione congiunta di trend e variabilità.

Se analizziamo i dati degli ultimi 40 anni di anomalia di superficie elaborati dal GISS, ci accorgiamo che i record sono stati battuti o eguagliati quando la variabilità climatica è risultata essere positiva (ossia “in fase”) rispetto al trend. In altre parole, di solito i record avvengono in anni in cui la variabilità produce un’anomalia positiva rispetto alla tendenza positiva di aumento di lungo periodo.

Ma c’è stata un’eccezione: il 2014.
L’anno scorso si è trovato leggermente sotto la linea di tendenza, quindi ha battuto il record non grazie alla variabilità ma al trend. Detto in altre parole, dato il trend, il 2014 è stato un anno in media. Questa osservazione ci porta a concludere che il primo anno con variabilità in campo positivo, o anche solo “normale” come il 2014, batterà nuovamente il record. Ad esempio, se il 2015 risultasse essere un anno esattamente sulla linea di tendenza, batterebbe il 2014, sia pur di soli tre centesimi di grado.
Basandoci su quanto già accaduto, possiamo valutare altre ipotesi sul contributo della variabilità. Considerando le differenze fra i valori annuali osservati e il trend, possiamo valutare la deviazione standard e sommarla o sottrarla (croci rossa e blu in figura) al valore previsto dal trend per il 2015 (cerchio verde). Nel primo caso il record sarebbe battuto di 0.12 °C, una quantità equivalente a sette anni di trend; nel secondo otterrebbe comunque un “onorevole” quarto posto a pari merito con il 2007 nella classifica degli anni più caldi.

Volendo estremizzare, possiamo prendere i massimi scostamenti positivo e negativo dal trend e, di nuovo, sommarli o sottrarli al valore previsto dal trend per il 2015 (cerchi rosso e blu in figura). In questo caso il record verrebbe battuto di 0.22 °C, equivalente a 13 anni di trend; nel caso opposto il 2015 si piazzerebbe al tredicesimo posto a pari merito con il 2001. Quest’ultimo risulterebbe relativamente “freddo” ma pur sempre più caldo di qualunque anno precedente il 2000 escluso il 1998.
Fare una previsione è ovviamente impossibile, ma ciò non vuol dire che non possiamo fare alcuna ipotesi. Il 2015 è iniziato con anomalie particolarmente elevate tanto che i primi tre mesi dell’anno sono i più caldi della serie. Se confrontiamo l’andamento delle anomalie medie nel corso dell’anno solare, cioè la media da inizio d’anno al mese considerato, notiamo che l’anno in corso è il più caldo rispetto ai quattro precedenti anni record.

In realtà il 2015 sembra che stia cercando di fare di più (dati NAASA-GISS mensili). Avendo iniziato con un ENSO, come detto una delle principali cause di variabilità interannuale, debole ma positivo, sembra che ci sia una concreta possibilità che perduri o si intensifichi nel corso dell’anno. Se si concretizzasse questo scenario e se non interverranno altri fattori in grado di influire sulla variabilità delle temperature globali (ad esempio una grande eruzione vulcanica esplosiva) nel 2015 le temperature globali raggiungeranno facilmente un altro valore record.

Come visto al momento tutto lascia pensare ad un altro anno particolarmente caldo. Anche nel caso più fortunato per noi di variabilità negativa estrema e senza alcun contributo dell’ENSO, il clima degli anni ’90 del secolo scorso comunque non lo rivedremo, né quest’anno né in un futuro prossimo. Per arrivare a questa conclusione non è stato necessario costruire modelli o sviluppare teorie, è bastato valutare i dati che mostrano quanto realmente accaduto alle temperature del pianeta negli ultimi 40 anni.

 

Testo di Riccardo Reitano


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